Gli uomini egodotati. Troppo

Io ho un modello di uomo dal quale fuggo: sin da che ho memoria l’essere di genere maschile mi parlava ostentando sicurezza, conoscenza, polso, una certa dose di forza bruta e tanto, tanto, ma tanto ego. L’io mastodontico ti subissa di parole e non ti ascolta, ti rimprovera e detta legge e non si cura del tuo pensiero, non coincide col suo, dunque non esiste. Cosa assai triste è che questa tipologia umana esisteva che ero bambina, ma l’incrocio ancora oggi. Ad un aperitivo, in discoteca, ad una cena, al bar. Ogni occasione è giustissima perché questo grande lui ti racconti della sua appassionante esistenza, senza che si sintonizzi con te per un solo istante, senza che taccia per un attimo e ti osservi e possa chiedere cosa stia passando nel tuo cervello ragionevole. Perché tu ragioni. Ma a lui sfugge. E poi succede anche che, qualora tu dovessi fargli percepire la presenza di una qualche tua idea, derivante da una personalità non proprio misera, ebbene, lui si confonde, è contrariato, quasi stizzito: “perché parli, come mai ti autocelebri”. Ma l’autocelebrazione è solo una sua dote e pare lo ignori.

A questo punto mi chiedo: perché? Insomma, quale filo si è scollegato al punto da rendere codesti maschi prime, superbe, logorroiche donne? Quale lacuna così profonda devono colmare affinché non necessitino di tutto il nostro agonizzante silenzio? Torno verso casa da questi incontri disdicevoli sempre debilitata, credo sia una questione di energia, cioè loro mi scaricano. A pensarci bene anche qualche donna mi scarica. Pare che oggi un sacco di gente sia un po’ triste, manchevole di quei pezzetti di pienezza che consenta loro di dare e non solo di prendere. L’esercizio è: starne alla larga e/o liberarsene. A volte ne sono capace, a volte me li presentano, non è mica colpa mia. Forse è karma. Bella parola.

Notte

Un esempio

emile-hirsch-in-venuto-al-mondo